Museo MeCrì . ampliamento

Un mistico padiglione di beton lavato

4. augustus 2016

Museo MeCrì . ampliamento
2016

Minusio TI

Tipo d’incarico
Incarico diretto

Committente
Privato

Architettura e Progettista
studio inches architettura, Locarno

Volume dell’edificio
250 m3

Principali imprese partecipanti
Capomastro: Gamboni&Salmina SA, Gordola
Ingegnere: Jelmoni ingegneria SA, Ascona
Fisica della costruzione: EcoControl SA, Locarno
Impianto di geotermia: ProTec SA, Ascona
Elettricista: Elettricità De Lorenzi, Locarno
Riscaldamento e sanitari: DeCo Coppolino SA, Minusio
Metalcostruttore: Franscella SA, Minusio
Isolazioni e impermeabilizzazioni: Isolazioni Storni SA, Gordola
Opere in pietra naturali: Generelli SA, Rivera (tetto), Misa Costruzioni sagl, Losone (corte)
Opere da gessatore: AL gessatura sagl, Minusio
Opere da pittore: F.Di Lorenzo, Locarno

Foto
Simone Bossi

In che cosa consiste la particolarità di questo incarico?
Il Museo MeCrì è iniziato con il sogno di una signora ottantenne di realizzare uno spazio espositivo in memoria del padre Aldo Crivelli, famoso archeologo, scrittore e pittore ticinese. Il progetto è stato concepito nel 2012 secondo un processo a tappe. La prima fase è stata conclusa nel 2014, con la ristrutturazione di un edificio esistente nel nucleo di Minusio e il relativo cambiamento di destinazione d’uso, da residenza a museo. La seconda fase prevedeva la costruzione di un nuovo padiglione espositivo, per il quale è stato adattato il Piano regolatore particolareggiato in vigore: un interessante caso d’interazione tra architettura e pianificazione del territorio, così come tra progettista, autorità politica locale e cantonale. L’ampliamento è stato concluso nel corso del 2016.

In che modo il luogo ha inciso sul progetto?
L’ampliamento del museo MeCrì è concepito come un «padiglione» espositivo che riprende aspetti formali e volumetrie caratteristiche dei nuclei locali. In questo senso il ruolo del contesto in cui è inserito ha giocato un ruolo fondamentale ed il progetto cerca di dialogare con le preesistenze.

I muri di cinta originari che delimitano il mappale d’intervento sono lasciati intonsi: si tratta di elementi tutelati a livello locale, e quindi non modificabili, nonostante la precarietà che li contraddistingue. L’intervento si pone in relazione con essi, andando a riprenderne altezza e lunghezza originarie; viene ripristinata così una nuova cinta muraria, nel rispetto della memoria delle preesistenze, quando i muri in sasso cederanno definitivamente.

La materialità del muro che cinge la corte interna e lo spazio espositivo è in beton lavato: un espediente che permette agli inerti di affiorare in superficie e di creare un’unità formale con i muri in sasso perimetrali e di inserirsi armoniosamente nel contesto del nucleo storico.

Un aspetto ricercato anche nell’uso del materiale della copertura: un granito locale (Maggia) quale rivestimento, posato a liste orizzontali e in controvena, rivela il suo spessore e richiama le piode dei tetti degli insediamenti vicini. Un lucernario di nove metri corona l’edificio, un finale o «attacco al cielo» che enuncia il carattere non abitativo della costruzione e parimenti dona allo spazio interno un’atmosfera mistica e suggestiva, al servizio dell’arte.

Sono state eseguite modifiche significative al progetto dal primo disegno all’opera finale?
Trattandosi di una commissione privata, la committenza ha imposto alcune scelte, curandole personalmente: è il caso della corte esterna generata dai due edifici museali, nella quale corpi illuminanti, vegetazione e manufatti avrebbero potuto essere maggiormente integrati con il progetto architettonico originale.

Come s’inserisce l’edificio nella serie di opere già realizzate dallo studio?
Siamo uno studio molto giovane: per noi, classe 1984, si tratta della prima realizzazione ex-novo, che segue una serie di ristrutturazioni su stabili esistenti. Può essere quindi inteso quale punto d’inizio della nostra produzione architettonica; al contempo lo percepiamo come una «chiusura» di una prima serie di lavori tutti inseriti in un contesto storico, di nucleo.

Quale prodotto o materiale ha contribuito al successo dell’opera finale?
La modalità di lavorazione del beton ha permesso di raggiungere la materialità ricercata nell’espressione dell’edificio. Il beton è stato lavato con idrogetto a forte pressione (2'000 bar) in modo da scalfirne di ca. 1-2 cm la superficie così da raggiungere lo strato di inerti.

Tappe di realizzazione
Piano di situazione
Pianta
Prospetto Est
Prospetto Nord
Prospetto Sud
Sezione trasversale

Museo MeCrì . ampliamento
2016

Minusio TI

Tipo d’incarico
Incarico diretto

Committente
Privato

Architettura e Progettista
studio inches architettura, Locarno

Volume dell’edificio
250 m3

Principali imprese partecipanti
Capomastro: Gamboni&Salmina SA, Gordola
Ingegnere: Jelmoni ingegneria SA, Ascona
Fisica della costruzione: EcoControl SA, Locarno
Impianto di geotermia: ProTec SA, Ascona
Elettricista: Elettricità De Lorenzi, Locarno
Riscaldamento e sanitari: DeCo Coppolino SA, Minusio
Metalcostruttore: Franscella SA, Minusio
Isolazioni e impermeabilizzazioni: Isolazioni Storni SA, Gordola
Opere in pietra naturali: Generelli SA, Rivera (tetto), Misa Costruzioni sagl, Losone (corte)
Opere da gessatore: AL gessatura sagl, Minusio
Opere da pittore: F.Di Lorenzo, Locarno

Foto
Simone Bossi

Uitgelicht project

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