Georg Aerni – tra natura e architettura

Nadia Bendinelli
16. junio 2022
Georg Aerni, «Alpe Soglio», 2014 (© Georg Aerni)

 

La natura offre sempre qualcosa di sorprendente a chi la sa osservare. Quando poi, con il trascorrere del tempo, si appropria degli interventi architettonici, appaiono immagini in grado di stimolare la fantasia. È questo ad affascinare Georg Aerni quando esplora il paesaggio alla ricerca del suo prossimo soggetto, durante le sue numerose escursioni.

Ad attrarlo maggiormente sono le costruzioni dall’aspetto enigmatico la cui funzione appare chiara solo agli addetti ai lavori. Per aumentare le perplessità nell’osservatore, ma anche per stimolarne la fantasia, Aerni dà alle sue fotografie un carattere surreale, isolando il soggetto dal proprio contesto. Vengono così a mancare i mezzi per stabilire le dimensioni o l’utilità degli elementi architettonici e l’estensione di quelli naturali. Le immagini lasciano quindi spazio all’immaginazione, raccontando a ogni persona una storia diversa. I ricercati effetti di luce, la presenza di nebbia, ombre o specchi d’acqua, contribuiscono a creare l’effetto desiderato. Nessun dettaglio è lasciato al caso – ogni piccolo particolare del suo lavoro viene trattato con cura.

 

Georg Aerni, «Lodrino I», 2021 (© Georg Aerni)

Anche se l’appassionato alpinista incontra molti dei suoi soggetti per caso, lo scatto dell’immagine finale nasce da una preparazione minuziosa. Durante le ricognizioni, Aerni raccoglie le prime impressioni con una piccola macchina fotografica. Dopo aver scelto la luce più conforme alle sue intenzioni, effettuato misurazioni, calcolato le tempistiche e approfittato del servizio telefonico di MeteoSvizzera, il fotografo è pronto a tornare dal suo soggetto con un equipaggiamento ben più ingombrante e sofisticato. Arrivato sul posto, non gli resta che armarsi di pazienza: le nuvole o la nebbia si spostano, la luce cambia, il vento, o meglio il favonio, arricchisce le immagini di dettagli. Aerni aspetta il momento giusto. Poi tutto diventa frenetico. Ha solo pochi istanti a disposizione per cercare l’impostazione, definire l’inquadratura e catturare l’immagine perfetta.

Non tutti i suoi scatti sono però frutto di scoperte fortuite. Aerni, come topografo autodidatta, effettua le sue ricerche anche su Google Earth, dove individua le conformazioni delle pareti montuose più interessanti o semplicemente dove può osservare luoghi ancora sconosciuti grazie alle immagini satellitari. L’elenco dei posti da visitare appuntati sulla cartina, è ormai lungo.

 

Georg Aerni, «Al Masaken», 2018. Una fotografia della serie «Silent Transition». (© Georg Aerni)

Un’altra intenzione che caratterizza il lavoro di Aerni è la ricerca dei segni lasciati dal tempo. Spesso gli interventi architettonici catturano la sua attenzione solo quando la natura li ha in qualche modo incorporati. La ruggine o le erosioni non sono intese come brutture. Al fotografo interessa documentare la metamorfosi, la precarietà delle costruzioni che si manifesta attraverso il deterioramento. Dal punto di vista estetico, le mutazioni suggeriscono una ritrovata armonia tra le parti, dove i rispettivi margini non sono più nettamente circoscritti. Il logorio dona materialità alle superfici, rendendole parte dell’ambiente e caricando le fotografie di un forte valore estetico. La fotografia permette ad Aerni di fissare nel tempo una sorta di ordine momentaneo. Presto infatti il ghiaccio si scioglierà, lo specchio d’acqua si asciugherà e una nuova alluvione riporterà disordine tra le belle radici sradicate, ora immobili sugli argini.

I suoi studi di architettura al Politecnico federale di Zurigo (ETH) e la pratica della professione nei sei anni successivi, si rispecchiano nel suo modo di fotografare e nella scelta dei soggetti. Le fotografie di Aerni sono del tutto sobrie, di solito scattate frontalmente. La composizione è ricercata e pulita. L’alta risoluzione delle immagini permette una ricchezza di dettagli in grado di dare alle sue fotografie un aspetto vibrante, esaltando la materialità del soggetto. Nel caso della serie «Falten und Schichten», pieghe e strati, le fotografie di grande formato risultano quasi ipnotiche se osservate per un certo periodo di tempo. Anche nella scelta dell’attrezzatura si riconoscono le esigenze e le abitudini del fotografo di architettura: gli obiettivi decentrabili permettono in particolare di correggere la prospettiva, evitando distorsioni verso l’alto e rendono possibili inquadrature diverse, non riproducibili con gli obiettivi tradizionali. Lo stile asciutto, la gamma cromatica uniforme e l’uso della luce ricorrenti fanno sembrare i vari soggetti parte di un’unica serie.

 

Georg Aerni, «Val Bavona / Valle Maggia», 2021, Nr. 238. Una fotografia della serie «Ordine temporaneo». (© Georg Aerni)
Georg Aerni, «Brüschegg», 2019, Nr. 238. Una fotografia della serie «Falten und Schichten». (© Georg Aerni)
L’esposizione alla Fotostiftung Schweiz

La mostra con il titolo «Silent Transition» sarà aperta fino al 16 ottobre 2022 e propone circa 90 fotografie singole e piccole serie di immagini scattate a partire dal 2011. L’esposizione invita ad immergersi in un mondo fatto di infiniti dettagli raccolti in soggetti apparentemente semplici. Alcuni scatti suscitano senza dubbio riflessioni critiche: le enormi serre spagnole dove si coltivano peperoni in condizioni piuttosto discutibili o le palazzine abusive in Egitto ne sono degli esempi. Ma la mostra offre in primo luogo l’opportunità di prendersi una pausa da una società a tratti iperemotiva e perdersi per un po’ di tempo tra natura e fantasia.

 

Fotostiftung Schweiz
Grüzenstrasse 45
8400 Winterthur

 

Una bella monografia pubblicata da Scheidegger & Spiess nel 2022 accompagna la mostra. Comprende testi in tedesco e in inglese, 158 fotografie a colori e 8 in bianco e nero.

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